Le materie prime seconde o secondarie (MPS) rappresentano il connubio tra il rispetto e protezione dell’ambiente ed il recupero dei materiali di scarto. Questo perché consentono di reinserire nel processo produttivo quelli che fino a nemmeno tanto tempo fa sarebbero diventati rifiuti.
Le materie prime seconde sono ottenute da scarti di produzione e da prodotti a fine vita (end of life) che vengono inviati in impianti di recupero. Nell’ambito della gerarchia dei rifiuti definita dalla Waste Framework Directive (2008/98/EC), cioè la direttiva in materia di rifiuti e loro gestione, le MPS rappresentano materiali e prodotti che si possono utilizzare come materie prime tramite il semplice riuso, il riciclo o il ripristino.
In un contesto di economia circolare, il sistema economico di un Paese genera le materie prime seconde e successivamente le commercializza come avviene per le materie prime derivanti da attività di estrazione.
Materie prime seconde dove si recuperano?
Le materie prime seconde (MPS) derivate da scarti di processi produttivi sono in genere recuperate direttamente negli stabilimenti: è il caso, ad esempio, degli scarti di lavorazione di una industria siderurgica, che possono essere direttamente rifusi e reintrodotti in input al processo produttivo. Il ciclo di recupero si svolge quindi direttamente all’interno della sede produttiva.

Un altro modo di ottenere MPS è il riciclo dei rifiuti, processo che dunque si svolge al termine della fase di vendita e consumo dei beni. Moltissimi materiali sono recuperati come MPS da tantissimo tempo (per esempio il ferro) mentre per altri materiali il recupero come materie prime seconde è più recente: vetro, carta e plastiche per i quali la raccolta differenziata permette di trasformare i rifiuti in risorsa.
Utilizzare materie prime secondarie è obbligatorio
L’utilizzo di Materia Prima Secondaria (M.P.S.) è obbligatorio per legge, e la quota rispetto al materiale in natura aumenterà sempre più nel tempo come già previsto dalla normativa europea.
La normativa attuale prevede e obbliga che i nuovi cantieri utilizzino un minimo di 30% dei materiali MPS; da tenere in conto che la direttiva Europea prevede che a breve tutti i paesi debbano raggiungere una percentuale di recupero del 70%.
LE MPS sono un rifiuto?
Secondo le procedure in essere in Italia, un rifiuto sottoposto ad attività di recupero diventa una materia prima secondaria da utilizzare in una specifica attività industriale esclusa dal regime dei rifiuti.
Secondo il comma 1 dell’art. 184 ter un rifiuto cessa di essere tale, quando è stato sottoposto a un’operazione di recupero, incluso il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo, e soddisfi i criteri specifici, da adottare nel rispetto delle seguenti condizioni:
- la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici;
- esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;
- la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti;
- l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana.
Infine, per una migliore comprensione delle diverse fattispecie che riguardano la nozione di rifiuto, è importante considerare la definizione di “preparazione per il riutilizzo”, intesa come le operazioni di controllo, pulizia, smontaggio e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati.