Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020, ha introdotto misure ancora più restrittive per far fronte all’emergenza coronavirus. In particolare l’ art. 1 recita:
sono sospese tutte le attività produttive industriali e commerciali, ad eccezione di quelle indicate nell’ allegato 1.
Molti lavoratori impattati dal Decreto si sono chiesti a questo punto come sapere se la loro azienda è tra quelle che deve chiudere oppure no. La risposta è esplicitata nell’ allegato 1 del suddetto decreto, nel quale sono presenti i codici ATECO delle aziende che dovranno rimanere aperte.
Continueranno a lavorare per esempio i dipendenti in attività finanziarie, bancarie e assicurative, negli uffici postali, nelle edicole, nei servizi di assistenza sanitaria e nelle attività veterinarie.
Codice ATECO, cos’è e dove trovarlo
La classificazione delle attività economiche ATECO (ATtività ECOnomiche) si basa su dei codici alfanumerici adottati dall’Istituto nazionale di statistica italiano (ISTAT) per le rilevazioni statistiche nazionali di carattere economico.
Ogni azienda possiede almeno un codice ATECO, indicante la sua attività principale. Per esempio Omicron Sistemi possiede attualmente come codice principale il 62 che corrisponde ad “Attività di software, Consulenza informatica e Attività connesse”.
In questa fase di emergenza, il codice ATECO è molto importante in quanto è l’unico elemento che chiarisce chi deve rimane aperto e chi no. Dove si può conoscere il codice ATECO della propria azienda? Ci sono due modi:
- sul certificato rilasciato dall’Agenzia delle Entrate per l’assegnazione del numero di Partita IVA;
- sulla Visura Camerale, il documento informativo con tutti i dettagli riguardanti l’impresa.
Sicuramente, il metodo più veloce e semplice per risalire al codice ATECO è controllare sulla visura camerale della propria azienda. Quest’ultima può essere richiesta in pochi clic su molti siti, fra i quali ci sentiamo di consigliare il Registro delle Imprese.
Rimane da specificare che qualora un’azienda non fosse presente nell’allegato 1 e quindi dovesse chiudere, ma ha la possibilità di far lavorare tutti i suoi dipendenti in smart working, ovviamente può rimanere aperta e la sua operatività può non essere bloccata.
3 passi per capire
Per capire se stare aperti o meno, quindi, basta porsi queste tre semplici domande:
- I miei dipendenti lavorano in smart working?
- Sì => posso tenere aperto
- No => vai al passo 2
- Sono a conoscenza del codice ATECO relativo all’attività principale della mia azienda?
- Sì => vai al passo 3
- No => richiedi una visura camerale
- Il codice ATECO relativo all’attività principale della mia azienda è compreso nell’elenco allegato al DPCM 22 marzo 2020?
- Sì => posso tenere aperto
- No => devo chiudere (almeno) fino al 3 aprile
Quando entrerà in vigore?
Il Decreto è entrato in vigore oggi, 23 marzo 2020, e sarà efficace, salve altre comunicazioni, fino al 3 aprile 2020. Nell’art. 2 si legge infatti che:
Le disposizioni del presente decreto producono effetto dalla data del 23 marzo 2020 e sono efficaci fino al 3 aprile 2020. Le stesse si applicano, cumulativamente a quelle di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 marzo 2020 nonché a quelle previste dall’ordinanza del Ministro della salute del 20 marzo 2020 i cui termini di efficacia, già fissati al 25 marzo 2020, sono entrambi prorogati al 3 aprile 2020.
Le imprese le cui attività saranno sospese avranno tempo fino al 25 maggio 2020 per completare le attività necessarie alla chiusura. Si legge infatti nell’art 1 che:
Le imprese le cui attività sono sospese per effetto del presente decreto completano le attività necessarie alla sospensione entro il 25 marzo 2020, compresa la spedizione della merce in giacenza.